E ormai certo che uno dei più antichi materiali da
disegno sia stata la “brace” cioè il carboncino,
ottenuto dalla cottura di sottili bastoncini vegetali (particolarmente
indicato il salice). Il segno del carboncino è morbido
e pittorico, ma purtroppo assai delicato,pertanto ben pochi
esemplari di disegni eseguiti con questa tecnica sono giunti
fino a noi.
Per consolidarlo si usava fissarlo con gomma arabica
spruzzata o vaporizzata, oppure si imbevevano i carboncini
in olio di lino: una tecnica che per il suo effetto pittorico,fu
usata dai pittori veneti come il Tintoretto o il Bassano.
Il gesso naturale costituisce un altro materiale grafico molto
comune.
A partire dal Rinascimento, gli artisti lo trovavano
in natura, tagliando a forma di gessetti pezzi di minerale:
la calcite (bianco), il carbone (nero), l’ematite (sanguigna),
l’argilla
da mattoni (ocra o grigio). Tra gli artisti che più di
altri usarono il gessetto nero naturale ricordiamo Michelangelo
e Andrea del Sarto; nel settecento fu anche molto usato,
abbinato alla sanguigna da Antoine Watteau.
La necessità di
disporre di gessetti meno friabili e più compatti
suggerì agli
artisti dal seicento in avanti di prepararsi dei gessetti
artificiali chiamati pastelli. In essi il pigmento naturale è polverizzato
e legato insieme, modellandolo a bastoncino, da colla arabica
o colle animali. Già dal tempo di Leonardo, i disegnatori
avevano cercato di dare al gessetto una malleabilità migliore
e una certa consistenza pittorica, mescolando i pigmenti,
invece che con le colle, con materie oleose (olio di oliva
o cera d’api). La scoperta però non si diffuse,
e soltanto a partire dal primo ottocento, cioè in
coincidenza con la tecnica litografica, questi gessetti (chiamati
crayon) ebbero grande successo. Li usarono soprattutto i
pittori francesi, ma se ne continuò la pratica fino
a Picasso, nella moderna versione della matita litografica.
PASTELLO
Questo sistema è uno dei più semplici:
la polvere colorata (pigmento) impastata con un incollaggio
leggero è foggiata
a forma di cilindro, conserva quasi intatto il potere di
rifrazione dei colori. I pastelli sono più o meno teneri
a seconda del glutine che li lega; si dividono in duri, semiduri
e molli.
Questi ultimi sono i più luminosi. Per fabbricare
i pastelli si uniscono polveri colorate dopo averle lavate,
decantate e
macinate con cura, a una base che generalmente è l’allumina,
l’argilla o la magnesia. Per i toni chiarissimi uniti
a molta argilla non occorre alcun glutine, basta l’acqua
pura o mista con poco latte scremato. Per toni colorati
acqua mista
ad alcool puro, poca glicerina e gomma arabica (risoluzione
al 3% e poco miele).
PIGMENTI COLORATI DA USARSI PER PREPARAZIONE PASTELLI
- Bianchi: Argilla Bianco di zinco, talco allumina;
- Gialli: Giallo di zinco, giallo cadmio,
giallo indiano, giallo di Marte, ocra gialla di varie
gradazioni;
- Rossi: Rosso di cadmio, lacche di
garanze, ocre rosse , rosso di Marte;
- Azzurri: Oltremare, cobalto, ceruleo;
- Verdi: Ossidi di cromo, terra verde;
- Bruni: Terra d’ombra naturale
e bruciata, terra di Siena, bruni di Marte;
- Viola: Viola di Marte e di cobalto;
- Neri: Nero d’avorio.
VARI MODI DI USARE IL PASTELLO
Infinite sono le maniere di usare i pastelli; c’è il
sistema classico dei settecentisti che è ancora il più solido
e razionale: i tratti sono posti da principio assai leggeri
come velature, evitando gli impasti densi che rendono fragile
la pittura. I primi tratti poi sono fusi delicatamente con
le dita, perché facciano presa con la carta: i tocchi
conclusivi sono talora posti con evidente tratteggio. Il colore
può essere disposto tanto a tratti quanto con le dita,
con sfumini di pelle, di carta, di sughero, di midollo si
sambuco oppure con pennelli corti e duri.
Antonio De Venezia
COLORE E PASTELLO
Lo sapevate che la parola “pastello” deriva dal
tardo latino “pasta”? Secondo il dizionario si
tratta (tra le varie definizioni) anche di: “cannello
costituito da un impasto solido di colori usato per dipingere
gener. su carta”, o di: “dipinto eseguito a pastello...”
Il fatto che, in un certo qual modo, la pasta (o l'impastare)
abbia a che vedere col colore, mi affascina.
Penso alla magia che ogni volta ri-trovo nel miscelare tre
colori base (primari) per ottenere tutti gli altri colori...
Penso alla manipolazione dell'impasto tra polveri e tinte...
Penso all'associazione tra colori e cibo...
Penso all'arte tintoria...
Penso alle idee che nelle fasi progettuali si mescolano e si
fondono...
E molte altre cose ancora...
Realtà, queste, apparentemente diverse, ma che si fondono,
si relazionano. Si impastano...
l colore è parte integrante della vita. Appartiene,
sostanzialmente, ad ogni spazio.
Anche un quadro è un luogo; è il posto entro
il quale si svela la propria anima. "La mia arte è in
realtà una confessione fatta spontaneamente, un tentativo
di chiarire a me stesso in che relazione sto con la vita." Sosteneva
E. Munch.
Arte come opera di comunicazione tra il sè e ciò che
vi è fuori, tra i vari strati dell'essere che si accumulano
nel tempo uno sull'altro...come una torta millefoglie...
L'autore di Zorba il greco suggeriva: "avete il pennello,
avete i colori, dipingete il paradiso e poi entrateci" ;
nel dipinto c'è sogno e tormento, c'è chiarezza
e ombra. Qualsiasi cosa vogliate fare, senza timore entrate
nel vostro inferno e nel vostro paradiso, perchè attraverso
il colore aprirete porte e costruirete ponti sul mondo.
Lasciatevi coinvolgere e provate a creare nuovi impasti.
Antonio De Venezia
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